giovedì 12 luglio 2012

Finalmente una star nel dibattito sulla Cooperazione

In Italia non abbiamo mai avuto un Bono Vox o un Bob Geldof, nessuna star che si sia presa a cuore i temi della povertà e dello sviluppo fino a diventare paladino di una battaglia politica che chiede ai grandi del mondo di fare di più per sconfiggere la povertà. In compenso non si contano le star e starlette nostrane che prestano la loro immagine a scopo benefico, è l’esercito dei testimonial. Ci raccontano emergenze e storie drammatiche, indossano t-shirt colorate di questa o quella organizzazione, sciolinano numeri di telefono per sms solidali e si recano nel terzo mondo ad abbracciare i bambini in avventurosi viaggi accompagnati dalla ONG di turno. Li abbiamo sentiti mille volte dirci che aiutare costa meno di un caffé, che firmare non costa nulla, che c’è bisogno di te per salvare un bambino ma non li abbiamo mai sentito dire cosa ne pensano della cooperazione allo sviluppo, dei diritti negati, delle guerre e delle dittature, delle responsabilità della politica e dell’economia globalizzata.
Sarà anche per questo che l’opinione pubblica quando si parla di ONG e cooperazione pensa subito ad un bambino da adottare, una maglietta da indossare o a qualche vita da salvare. Del perché abbia senso la solidarietà internazionale, perché si debba lottare per la giustizia sociale e appoggiare le battaglie dei più deboli non si riesce quasi mai a sentirne parlare se non nella nicchia dei volontari e operatori dell’associazionismo italiano. Anche i media mainstream danno una mano a consolidare questa visione semplice e buonista propinando solo storie di successo in cui grazie al quel progetto il nostro cooperante aiuta i poveri a risolvere i loro problemi. Quindi continuate a donare!
Una riflessione quasi inedita arriva pochi giorni fa dal blog della cantante Fiorella Mannoia sul Fatto Quotidiano. 

In un interessante post intitolato “Altro che cooperazione, diamo l’Africa agli africani” la Mannoia esprime finalmente un pensiero, seppur critico, sulla cooperazione. Certo si tratta di una cantante politicamente militante, popolare ma non certo mainstream.
Parla di Sankara, del Fondo Monetario Internazionale, degli affari della Shell sul delta del Niger e se la prende con il Ministro Riccardi per non aver affrontato di petto il problema dei rimpatri e respingimenti dei migranti.
Di quale cooperazione stiamo parlando? prosegue la Mannoia. “Ci sono persone, organizzazioni che operano sul territorio,  ignorate dai governi, che contano sulle proprie forze, che cercano di riparare, con i pochi mezzi che hanno, gli strappi dei grandi predatori e caparbiamente e coraggiosamente si ostinano a raccogliere l’acqua del mare con il cucchiaio. L’Africa non ha bisogno della nostra cooperazione, della nostra grande mano bianca caritatevole, utile per lavarsi la coscienza elemosinandole quello che giá gli appartiene. Diamo l’Africa agli africani, aiutiamola si, ma a non avere bisogno di noi, questa é l’unica vera cooperazione di cui hanno bisogno, il resto sono solo chiacchiere…senza neanche il distintivo”. 
Al di la della condivisione o meno del pensiero della Mannoia, con questa invettiva la cantante ha mobilitato un dibattito interessante sul suo blog contribuendo forse a far uscire questi temi dalla nostra nicchia. Che sia la prima star italiana che si mobilita per una nuova visione della cooperazione?



 

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